Nel competitivo mondo della moda, distinguersi non è più soltanto una questione di stile, taglio o tendenza. Oggi, per conquistare davvero l’attenzione (e la fedeltà) del cliente, i brand devono pensare in modo multisensoriale. La vista e il tatto restano fondamentali, ma sempre più marchi scoprono l’enorme potenziale dell’olfatto: un senso capace di parlare direttamente al cuore, risvegliare ricordi, e creare connessioni profonde. Marchi iconici come Hugo Boss e Benetton hanno compreso questo potere e lo hanno trasformato in una leva strategica. Entrambi hanno introdotto all’interno dei loro punti vendita una firma olfattiva distintiva, studiata per evocare il loro mondo valoriale, la loro estetica e il loro posizionamento. Ma non sono soli. Sempre più aziende, sia nel lusso sia nel prêt-à-porter, stanno integrando fragranze ambientali come parte integrante della loro identità di marca. L’obiettivo è ambizioso ma chiaro: imprimere nella memoria del cliente un’associazione unica tra un certo profumo e il brand. Non appena quella fragranza viene percepita – anche fuori dal contesto del negozio – si attiva un meccanismo emotivo e mnemonico in grado di riportare alla mente immagini, sensazioni, emozioni legate all’esperienza vissuta. In un settore come quello del fashion retail, in cui la concorrenza è altissima e l’offerta visiva spesso si assomiglia, l’olfatto rappresenta un canale ancora poco sfruttato ma estremamente efficace. Questa strategia, che inizialmente sembrava più adatta ad alberghi o centri benessere, ha trovato nel mondo della moda terreno fertile. L’olfatto contribuisce infatti a definire l’atmosfera dei negozi, a prolungare il tempo di permanenza dei clienti e a migliorare la percezione complessiva del brand. Non si tratta solo di creare un ambiente “profumato”, ma di scegliere una fragranza che incarni lo spirito del marchio e ne amplifichi i valori: eleganza, freschezza, energia, creatività… ogni accordo olfattivo può raccontare una storia. Un altro aspetto interessante è l’uniformità sensoriale che queste fragranze permettono di costruire. Che ci si trovi in una boutique di Milano, Parigi o Tokyo, il profumo sarà sempre lo stesso, assicurando coerenza e riconoscibilità internazionale. Questo elemento di continuità rafforza il senso di familiarità, stimolando un legame emotivo tra il cliente e il brand ogni volta che quell’aroma viene percepito, anche a distanza di tempo o in contesti differenti. Inoltre, l’impiego della profumazione ambientale va di pari passo con il crescente desiderio dei consumatori di vivere esperienze d’acquisto più coinvolgenti e immersive. Non si acquista più solo un abito, ma un’atmosfera, un’emozione, uno stile di vita. Il marketing olfattivo si inserisce perfettamente in questa logica esperienziale, contribuendo a differenziare il brand in modo autentico e raffinato. Hugo Boss e Benetton, con approcci diversi e coerenti con le rispettive identità, hanno saputo sfruttare questa opportunità in modo pionieristico. Senza entrare ora nel dettaglio delle loro scelte, è sufficiente notare come entrambi abbiano investito in questo linguaggio invisibile, rendendo il profumo un’estensione sensoriale del brand. Una scelta che oggi si rivela sempre più attuale ed efficace. Nei prossimi articoli, esploreremo da vicino i casi di Hugo Boss e Benetton, analizzando come le loro firme olfattive siano state concepite, integrate nei punti vendita e percepite dal pubblico. Due esempi concreti di come il marketing olfattivo possa diventare un potente alleato anche per la moda.